ROMA - Hanno deciso di rispondere in massa, con una protesta lanciata  sui social network da 'Women2Drive', al divieto che impone loro di non  guidare. Tantissime donne saudite si sono messe al volante per la prima  manifestazione ufficiale dal 1991, quando un gruppo di pioniere velate  lanciò il guanto di sfida all'unico paese al mondo che proibisce ancora  alle donne di guidare. "Stiamo tornando dal supermercato. Mia moglie ha  deciso di cominciare la giornata mettendosi alla guida sia all'andata  che al ritorno" ha scritto sulla sua pagina Twitter Tawfiq Alsaif,  editorialista. Al momento, secondo quando riferiscono le protagoniste  della disobbedienza civile, la polizia ha chiuso uno o entrambi gli  occhi sulle guidatrici, e non ci sono stati fermi.
Ancora a notte fonda, la prima donna a salire in macchina e a guidare è  stata una cittadina di Riad, capitale del Regno. Ha messo su YouTube il  filmato che la ritrae mentre, in una città semivuota, si dirige al  supermercato.  Indossava un niqab, un velo nero che lascia scoperti solo  i suoi occhi. Il nome indicato è 2Nassaf. Nel frattempo, su Twitter e  Facebook, molte altre cittadine saudite stanno raccontando la loro  protesta.
Chi accompagna i figli a scuola, chi si dirige in ospedale. Al momento,  così come era stato indicato dal vademecum diffuso nei giorni scorsi,  ognuna svolge la propria vita quotidiana, usando l'auto. Non ci sono  assembramenti e, al momento, nessuna a riferito problemi con la polizia.  Tuttavia la protesta è solo agli inizi.
"Mia moglie Maha ed io siamo appena rientrati da un giro in auto di 45  minuti. Ha guidato per le vie di Riad" ha annotato fiero in un altro  tweet Mohammed al-Qahatani, presidente dell'associazione saudita dei  diritti civili e politici. Decine di donne saudite si sono  autodenunciate con migliaia di post su una pagina Facebook dedicata alla  protesta contro il divieto di guida per le donne nel regno Wahabita. La  campagna 'Io guido', lanciata due mesi fa sui social network, andrà  avanti "fino alla pubblicazione di un decreto reale che autorizzerà le  donne a guidare" secondo quanto si legge nella pagina facebook degli  organizzatori 6.
Diverse famiglie saudite hanno almeno un autista con uno stipedio medio  di circa 2mila riyal (circa 370 euro), chi non può permetterselo è  costretto ad accompagnare fisicamente mogli, sorelle o figlie.  "Permettere a una donna di guidare significherebbe provocare un  miscuglio di generi che metterebbe la donna in serio pericolo, e  porterebbe al caos sociale" recita una fatwa (precetto religioso) in  materia, che risale al 1991. Negli ultimi tempi le cose sono però  cambiate: la 26enne Manal Sharif  è stata arrestata 7 alle tre del mattino del 22 maggio scorso per aver  caricato su YouTube un filmato che la ritraeva alla guida, ed è stata  rilasciata ben nove giorni dopo grazie a una ritrattazione che aveva  tutta l'aria di essere stata estorta con la forza dalle autorità.
È dal suo e altri casi simili che è nata la campagna 'Io guido', che  invita le donne, soprattutto quelle che hanno una patente rilasciata da  un paese estero a muoversi per conto proprio. In un comunicato, Amnesty  international ha rivolto un appello alle autorità perché "smettano di  trattare le donne come cittadini di seconda classe e aprano le strade  del regno alle donne al volante". "Le donne mediamente sono molto più  coraggiose degli uomini e da tempo stanno dimostrando questo coraggio  sfidando i divieti imposti dai vertici sauditi" ha commentato  l'attivista Mohammed al Qahtani, citato da Arab News. "Non mi  sorprenderebbe se avessero un ruolo determinante nella nostra battaglia  per le riforme" ha aggiunto, lasciando intendere che proprio le donne  potrebbero essere per l'Arabia Saudita, come lo sono già state in  Tunisia e in Egitto, l'elemento trainante del cambiamento.

Ciao Bri! Auguri per questo tuo bellissimo blog.
RispondiEliminaChe possa evere vita lunga e felice.
A presto.
L.A.